Dire l’indicibile: L’infanticidio

Esplorare la psicologia e le motivazioni dietro l'Infanticidio: comportamenti e prevenzione

L’infanticidio

La sfida della comprensione dell’infanticidio

Ci sono argomenti di difficile trattazione perché di difficile comprensione, ed è proprio nel momento in cui la nostra mente non riesce a comprendere che è il momento di impegnarsi a conoscere per comprendere l’incomprensibile. Per dire l’indicibile, poiché tale condizione di oblio reale o apparente che sia, non aiuterebbe la nostra mente a migliorare la propria condizione.

Lo sforzo necessario per affrontare l’infanticidio

Per leggere queste parole si deve necessariamente provare a fare uno sforzo mentale e intellettuale. Colui che vuol conoscere deve esplorare l’universo impervio e complesso senza farsi condizionare dallo sgomento di queste parole. Parlare di madri omicida che uccidono i propri figli è qualcosa di veramente doloroso, e si comprende la difficoltà che il lettore possa incontrare. Tuttavia, sono pienamente convinta che assegnare un nome alle cose, nel rendere parola l’innominabile, non per pura curiosità ma per spirito di conoscenza e prevenzione, sia un elemento che necessita di studi di approfondimento. Anche sul fenomeno apparentemente lontano dell’infanticidio, nulla di ciò che è umano in realtà può essere considerato lontano; pertanto, è meglio avere conoscenza.

La complessità psicologica delle madri omicida

La notizia di una donna che uccide il proprio figlio è inconcepibile; quella di una donna che uccide ripetutamente i suoi figli lo è ancora di più. La struttura di personalità delle madri omicida seriali presenta sempre elementi psicopatologici più o meno gravi e più o meno evidenti, nel senso che disturbi mentali non influiscono necessariamente sulla capacità della madre di intendere e di volere.

Motivazioni dell’infanticidio e distorsioni cognitive

Diverse sono le motivazioni dell’infanticidio che portano la madre a commettere il gesto più crudele che possa esistere nei confronti del proprio figlio: ucciderlo. Nella madre figlicida viene meno il rapporto dialogico; si ha un mettersi contro quelle che sono le responsabilità. Così come assumono ruolo negativo il concepimento e l’Io acquista un comportamento cinico. La scelta di mettere al mondo un bambino, quindi di procreare, è universale. L’atto d’amore che porta a ciò è vissuto come scelta unidirezionale che poi va perfezionandosi con la falsa convinzione che sia la madre ad avere un controllo onnipotente sul figlio.

Il dominio possessivo delle madri omicida

La nascita così diviene un dominio possessivo, un’appartenenza totalizzante e un’onnipotenza della madre che fa delle esperienze della maternità un’esperienza di vita che si esprime nell’esistenza della madre. Questo genera una dimensione interiore che la porta a escludere l’affettività: il figlio diventa una presenza ingombrante che contribuisce a limitare la libertà della madre. Il neonato reclama una responsabilità ambientale, in quanto ancora in questa fase di vita è opportuna che vi sia una figura, la madre, che lo protegga ma allo stesso tempo lo faccia vivere bene all’interno dell’ambiente circostante.

Percezione del figlio come ostacolo nelle madri omicida

Secondo questo modo di vedere le cose, la madre figlicida vivrà l’obbligazione al riconoscimento del neonato come un proprio limite a poter agire; infatti, il bambino viene vissuto come impedimento assoluto e imminente della sua libertà e della sua autonomia. Il dover fare, se non è supportato dall’etica della responsabilità, scaturisce poi in infanticidio, in quanto viene escluso il valore della scelta intenzionale della madre. In questo processo di negazione va eliminato il filo che unisce con il figlio, con il suo corpo, con la sua coscienza.

Negazione e responsabilità nelle madri omicida

Queste madri vivono il figlio come se fosse la loro decadenza, la loro fine in quanto madri, perché ora devono dedicarsi al proprio bambino, dove questo invece viene vissuto come fonte di una nuova vita. Sono madri che vogliono disconoscere il proprio figlio per evitare proprio di doversi assumere delle responsabilità. Sono donne che hanno una visione distorta di quello che è realmente prendersi cura del proprio bambino, prendendo delle decisioni importanti per lui allo scopo di farlo stare meglio, anche se ciò vuol dire condurlo alla morte, perché ad esempio affetti da malattie gravi oppure spinte da rancore provato nei confronti del bimbo, in quanto con la gravidanza e a seguito di essa, il corpo della donna ha subito delle modificazioni da lei non accettate.

Psicologia dell’infanticidio: Approfondimenti sul comportamento delle madri omicida

La psicologia dell’infanticidio è un campo complesso e multidimensionale che richiede ulteriori approfondimenti. Gli studiosi cercano di comprendere le radici psicologiche che portano al comportamento delle madri omicida. Le dinamiche familiari, le pressioni sociali e culturali, nonché le condizioni mentali preesistenti giocano un ruolo cruciale. Le madri omicida spesso mostrano segni di isolamento sociale, mancanza di supporto e storie di abusi o traumi pregressi.

La prevenzione dell’infanticidio

La prevenzione dell’infanticidio richiede un approccio integrato che coinvolga assistenza psicologica, supporto sociale e monitoraggio continuo. È fondamentale che i servizi sociali e sanitari siano in grado di identificare i segnali di allarme e intervenire tempestivamente. L’educazione alla genitorialità e il supporto emotivo per le madri in difficoltà possono ridurre significativamente il rischio di infanticidio. Inoltre, sensibilizzare la società sull’importanza della salute mentale materna può contribuire a creare un ambiente più sicuro per i bambini.

Conclusioni

L’infanticidio è un argomento estremamente doloroso e complesso che richiede una profonda comprensione psicologica. Esplorare le motivazioni dell’infanticidio e il comportamento delle madri omicida è essenziale per sviluppare strategie di prevenzione efficaci. La psicologia dell’infanticidio ci offre gli strumenti per analizzare e comprendere meglio queste dinamiche, e la conoscenza è il primo passo per prevenire tragedie future. La ricerca continua in questo campo è cruciale per migliorare il nostro approccio e per fornire il supporto necessario a chi ne ha bisogno.

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Dott.ssa Ida Campanella

Ida Campanella

Psicologa, Piscodiagnostica ed Esperta in scienze delle Persecuzioni. La dottoressa si occupa di adulti, disagio adolescenziale, disabilità, genitorialità e devianza.

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