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La sindrome dell’abbandono è un tipo di ansia che si prova all’idea di perdere qualcuno di importante. Tutti noi abbiamo dovuto affrontare la morte o la fine di una relazione; perdere qualcuno è un’esperienza di vita naturale. Per chi soffre di sindrome dell’abbandono però, la sola idea della perdita è spaventosa, tanto che preferisce indurre gli altri ad abbandonarlo per non dover vivere quella sofferenza in futuro. La sindrome dell’abbandono non è un disturbo mentale a sé, ma viene considerato un tipo di disturbo dell’ansia e può essere curata con la giusta terapia.
Quali sono i sintomi?
Chi soffre di sindrome dell’abbandono tende ad attuare i seguenti comportamenti, anche se alcuni possono essere più evidenti di altri.
Avere tante relazioni superficiali. Molti tra coloro che soffrono di sindrome dell’abbandono hanno paura dell’intimità e spesso cercano una scusa per chiudere la relazione prima che lo faccia l’altro.
Sabotare il rapporto. Spesso agiscono in maniera irrazionale per uscire da una relazione. Ad esempio, respingono il partner consapevolmente, in modo da evitare di soffrire nel caso in cui li lasci.
Aggrapparsi a relazioni nocive. Nonostante il desiderio di andarsene, preferiscono rimanere in una relazione tossica. La paura di rimanere soli è più forte.
Avere bisogno di costanti rassicurazioni. Molto spesso chi è affetto da sindrome dell’abbandono chiede in continuazione ad amici e partner di confermare il loro impegno emotivo, anche attraverso dichiarazioni, come “Ci sarò sempre per te.” Nonostante questo, potrebbero comunque pensare che amici e partner mentono.
Quali sono le cause?
Per un corretto sviluppo fisico ed emotivo, l’essere umano deve sapere che i suoi bisogni possono essere soddisfatti. Durante l’infanzia, questa rassicurazione ci arriva dai genitori; da adulti, da relazioni personali e romantiche. Possono però verificarsi alcuni eventi a causa dei quali questa rassicurazione viene a mancare. Ad esempio:
- La morte. La morte è qualcosa di naturale, ma questo non la rende meno traumatica. Perdere una persona cara all’improvviso può creare un vuoto emotivo che molto spesso viene colmato dalla paura.
- Gli abusi. Gli abusi, che siano fisici, sessuali o psicologici, possono portare a sviluppare disturbi mentali di vario genere, tra cui la sindrome dell’abbandono.
- La povertà. L’impossibilità di soddisfare i propri bisogni primari può portare a credere che le risorse emotive – amore, attenzioni, amicizia – siano scarse tanto quanto quelle materiali.
- La perdita di una persona importante. Il divorzio, la morte, l’infedeltà sono eventi molto comuni. Per alcuni però, la fine di una relazione è emotivamente insostenibile, quindi spaventosa.
Come gestire la sindrome dell’abbandono
Per curare la sindrome dell’abbandono, è fondamentale stabilire dei sani confini emotivi e avere a disposizione un arsenale di strategie a cui ricorrere quando i nostri vecchi schemi mentali minacciano di tornare.
Le cure più efficaci sono:
La psicoterapia. Cercare l’aiuto di un professionista della salute mentale, come un terapeuta o uno psicologo, è la soluzione migliore per superare la paura dell’abbandono. Con la psicoterapia è possibile scoprire l’origine profonda della sindrome e imparare quali comportamenti adottare quando insorge.
L’auto-aiuto. Chi soffre di sindrome dell’abbandono può trovare grande beneficio nell’auto-aiuto. Che si tratti di un rapporto d’amicizia o di un rapporto intimo, è importante essere sicuri di poter soddisfare i nostri bisogni emotivi.
Aiutare chi soffre di sindrome dell’abbandono
Aiutare qualcuno che soffre di sindrome dell’abbandono può essere complicato; dinanzi alla nostra preoccupazione, queste persone sono istintivamente portate a mettere in dubbio la nostra lealtà nei loro confronti. Come fare allora per supportarli in maniera corretta? Ecco alcuni consigli.
Interrompere la conversazione
Le conversazioni particolarmente impegnative a livello emotivo tra noi e chi soffre della sindrome dell’abbandono saranno inevitabilmente improduttive. In questi casi, meglio interromperle subito. Facciamo sapere all’altro che ci siamo, ma facciamoci da parte per qualche ora, in modo da tutelare lui e noi stessi. Per non causargli ulteriore ansia, facciamogli sapere:
- Dove stiamo andando
- Quanto tempo staremo via
- Quando torneremo
Una volta tornati, riprendiamo la conversazione abbassando la posta emotiva.
Supportare e confermare le sue emozioni
Per costruire un rapporto di fiducia con una persona che soffre di sindrome dell’abbandono, dobbiamo confermare i suoi sentimenti senza giudicarli. Questa profonda comprensione della sua paura è fondamentale per mantenere la comunicazione aperta. Confermare non significa necessariamente essere d’accordo con l’altro, bensì rinforzare la fiducia e la compassione su cui si basa la relazione. Ecco alcuni consigli partici per farlo:
- Essere presenti.Ascoltare attivamente le preoccupazioni dell’altro, senza distrarsi.
- Riflettere. Riassumere a parole i sentimenti dell’altro in maniera autentica, così da arrivare ad una comprensione priva di giudizi.
- Comprendere la sua storia.Più conosciamo a fondo la paura del nostro amico/partner, più saremo consapevoli delle situazioni che potrebbero scatenare la sua sindrome a causa della sua storia di abbandono.
È altrettanto importante evitare di dire cose che potrebbero invalidare le paure del nostro amico/partner, come:
- “Lascia perdere.”
- “Tutto accade per un motivo.”
- “Questo non ti è successo davvero.”
- “Non farne un caso nazionale, stai ingigantendo la cosa”
- “Le cose potrebbero andare molto peggio, sei fortunato.”
In conclusione
Molti di coloro che soffrono di sindrome dell’abbandono non si rendono conto di quanto siano distruttivi i loro comportamenti. Potrebbero sabotare di proposito le loro relazioni in modo da evitare di soffrire. Questo può portare a problemi relazionali a lungo termine. La psicoterapia può aiutare a comprendere l’origine della paura e a sviluppare meccanismi adattivi per gestire l’ansia, in modo da costruire e mantenere rapporti sani.
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Stefano Marina
Specialista in interventi su misura per la persona, approccio dinamico con integrazioni di approcci cognitivo-comportamentale e sistemico-relazionale. Target principali sono il giovane adulto e l’adulto, la coppia e la famiglia, i gruppi.