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Cosa si intende per lutto?
Il lutto è definibile come uno:
“…stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza. La perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una persona, la separazione geografica, l’abbandono di un luogo, o interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale…”
E ognuno di noi lo percepisce e processa in modo del tutto personale. Per questo, se hai bisogno di supporto specializzato per superare un lutto particolarmente sentito, puoi entrare subito in chat anonima con uno Psicologo Psicoterapeuta di Belproblema compila il nostro questionario e prenota da sessione in video chiamata gratuita.
Secondo lo psicologo cognitivo-comportamentale del Team di Belproblema, quando affrontiamo un lutto, normalmente siamo capaci di entrare in uno stato di accettazione entro circa 18 mesi. “Tendenzialmente l’essere umano ha la capacità di superare la morte di una persona cara ma, nel momento in cui diventa difficile accettare l’irrimediabilità di una perdita, il lutto può diventare una patologia vera e propria”.
Nel corso degli anni, diversi psicologi hanno raggruppato e descritto i sintomi del lutto.
La teoria più famosa è quella di Kübler Ross – che definisce l’elaborazione del lutto come un processo che si sviluppa attraverso 5 momenti:
- Fase della negazione: ovvero il rifiuto della realtà. (“Non può essere successo a me”)
- Fase della rabbia: costituita da ritiro sociale, sensazione di solitudine e necessità di direzionare il dolore e la sofferenza esternamente (forza superiore, dottori, società…) o internamente (non essere stati presenti, non aver fatto di tutto…)
- Fase della contrattazione o del patteggiamento: costituita dalla rivalutazione delle proprie risorse e da un riacquisto dell’esame di realtà;
- Fase della depressione: ovvero la consapevolezza che non si è gli unici ad avere quel dolore e che la morte è inevitabile;
- Fase dell’accettazione del lutto: la totale elaborazione della perdita e dall’accettazione della differente condizione di vita.
Queste fasi non hanno una sequenzialità precisa, bensì possono presentarsi con tempi e intensità diversi.
Per Onofri e La Rosa invece le normali reazioni al lutto possono essere suddivise in 4 categorie: i sentimenti (tristezza, collera, ansia, senso di colpa, solitudine, shock), le sensazioni fisiche (sensazione di vuoto, costrizione al torace e alla laringe, mancanza di energia), le cognizioni (incredulità, confusione, allucinazioni) e i comportamenti (disturbi del sonno e dell’appetito, isolamento sociale, evitare i ricordi).
Lo psicologo Martin Seligman, fondatore della psicologia positiva (che si occupa dello studio del benessere personale) spiega invece che le ragioni che impediscono a una persona di riprendersi da un trauma sono tre, le cosiddette “tre P”: la personalizzazione, convincersi che la colpa di qualcosa sia nostra; la pervasività, credere che l’evento influenzerà ogni aspetto della nostra vita; la permanenza, pensare che le ferite lasciate dall’evento non si rimargineranno mai.
A proposito di questa teoria, Sheryl Sandberg, autrice del saggio autobiografico “Option B”, scritto in seguito alla perdita improvvisa del marito, scrive:
Per quanto mi riguarda, la più difficile delle tre P fu la permanenza. Non importava cosa facessi, avevo la sensazione che questa angoscia debilitante non se ne sarebbe mai andata. Chi ha vissuto una tragedia simile mi diceva che col tempo la tristezza si sarebbe attenuata, che un giorno anch’io avrei ripensato a Dave sorridendo. Non ci credevo. Quando i miei figli piangevano mi proiettavo nel futuro e immaginavo le loro vite senza un padre.
Ad oggi, molti life coach e psicologi si sono espressi sulla capacita di elaborare il lutto, condividendo le proprie testimonianze personali e le loro esperienze professionali. Le storie di chi ha saputo superare importanti ostacoli come la malattia, la perdita del lavoro o la perdita di una persona amata testimoniano la capacità dello spirito umano di perseverare e di riscoprire la gioia.
Come si affronta il dolore per un lutto? E come si supera?
Avendo coscienza di sé
Virginia A. Simpson, terapeuta specializzata in cure ed elaborazione del lutto, scrive: “Fai di tutto per rimanere conscio, consapevole di te, di fronte alle emozioni che si scateneranno”, e ancora, “ammetti che pensieri come ‘Non posso farcela’ o ‘Non sono abbastanza forte’ sono solo storie che stai raccontando a te stesso.”
Avere consapevolezza si sé significa combattere la fase della negazione e del rifiuto, spingendosi più consciamente verso una fase di accettazione.
Esprimendo l’intera gamma di emozioni
Il dolore può diventare talmente intenso da paralizzare la quotidianità. Per affrontarlo è importante esprimere tutta la gamma dei propri sentimenti, sia quelli positivi che quelli negativi. Judy Rosenberg, psicologa di Los Angeles, spiega che un lutto “non è solo la morte di una persona, ma anche la morte dei ricordi e la sensazione di emozioni incomplete e non espresse”.
Per questo motivo, esprimere le proprie emozioni permette all’essere umano di guarire e proseguire.
Audrey Hope, life coach e councelor, ha raccontato che, dopo aver ricevuto la notizia della morte improvvisa della sorella, ha cominciato a camminare attorno alla scrivania del suo ufficio per ore e ore. Poi ha espresso la sua rabbia e il suo dolore sdraiandosi sul tavolo e urlando per altre 3 ore.
Prendendo parte al processo di morte
Quando vi è la possibilità, essere al fianco di una persona cara durante i suoi ultimi giorni può aiutare ad alleviare il dolore del rifiuto e della negazione. Anche se il paradosso del rifiuto è quello di rinnegare la realtà dei fatti, essere parte del processo di morte può aiutarti a superare le altre fasi e condurti verso l’accettazione.
“Proprio perché la maggior parte delle persone è spaventata e intimidita dal processo di morte, esse tendono ad allontanarsi dal letto di morte prima di aver pronunciato l’ultimo addio”, spiega Rosenberg. “Quando la morte non è sopportata in modo appropriato, si porta con sé il peso del sentirsi incompleti. Questo senso di incompletezza può mostrarsi sotto forma di colpa, incubi e una sensazione generale di emozioni soppresse.”
Ascoltando i sentimenti
La perdita improvvisa di qualcuno che si ama richiede grande coraggio.
Il terapista di Chicago David Klow crede che sebbene molte persone cerchino di combattere il dolore rinchiudendosi e rifuggendo dalla realtà, trarrebbero invece beneficio restando aperte ad essa, cercando di “tuffarsi nei sentimenti”.
“Invece di combattere i sentimenti, viverli aiuta a lasciare che essi ci guidino nel saper dire addio”, dice.
“Molte persone hanno paura di essere troppo soppresse dalle emozioni, ma essere capaci di ascoltare le sensazioni che si provano in un determinato momento permette un processo di elaborazione più sano.”
Insegnando la perdita ai bambini
Per aiutarli a prepararsi alla perdita di una persona amata, i bambini posso trarre beneficio apprendendo prima a gestire una perdita non legata alla morte. Imparare ad affrontare il cambiamento di una scuola, la perdita di un amico per un trasloco o l’allontanamento da un oggetto con un significato speciale può aiutare a creare una comprensione del lutto.
“Queste esperienze ci aiutano a fare i conti con una perdita”, dice Kriss Kevorkian, specializzata in tanatologia, lo studio della morte e del processo di morte. “Quando si perde per la prima volta una persona che si ama, la cosa migliore da fare è chiedersi come abbiamo gestito altre perdite in precedenza”.
Accettando il dolore
“Siediti con il tuo dolore, trova in esso il significato apprezzando il fatto che hai delle persone care a cui vuoi bene”. Non esiste un modo per evitare la perdita, dice Kevorkian. Arriverà sempre e comunque, nonostante si voglia opporre resistenza con tutte le proprie forze.
“Permetti al dolore di schiudersi”, dice. “il lutto… ci aiuta ad apprezzare la vita e le persone che amiamo. Invece di evitarlo, abbraccialo e impara a essere grato alla vita.”
Non sottovalutando la richiesta di aiuto
In alcuni casi, l’elaborazione del lutto può sfociare in qualcosa di più difficile da gestire, divenendo così una patologia che disturba il normale svolgimento della vita quotidiana. Nel caso in cui una perdita diventi complicata da accettare, con sintomi di dolore a lungo termine, è importante non sottovalutare l’aiuto di un professionista.