Disturbi ossessivi-compulsivi da contaminazione

Che cos'è e come gestire la paura da contaminazione

 

All’apparenza, le paure da contaminazione associate ai disturbi ossessivi compulsivi non sembrano un argomento molto complesso. Dopo tutto, si tratta di germi, batteri, e manie di igiene: cosa ci potrebbe essere di tanto difficile da comprendere? In realtà, ad un’indagine approfondita, appare evidente come la questione sia ben più complicata.

OSSESSIONI E COMPULSIONI

Innanzitutto, il problema si divide in due: ossessioni da contaminazione e compulsioni da decontaminazione. Iniziamo ad esaminare le prime. A differenza di quanto si crede, la paura da contaminazione non riguarda soltanto germi e batteri, ma anche:

  • escrezioni umane (urine, feci)
  • fluidi corporei (sudore, saliva, muco, lacrime etc)
  • sangue
  • sperma
  • spazzatura
  • prodotti per la pulizia della casa
  • persone che appaiono sporche o trasandate
  • animali domestici

Questa lista è tutto fuorché completa; non ci sono limiti a ciò che le persone che soffrono di disturbi ossessivi compulsivi possono ritenere contaminante. In base all’esperienza di Gabriella Piana, psicoterapeuta di Cozily, la paura di contrarre certi tipi di malattie (come il cancro o l’AIDS) è ancora la più diffusa.

Una delle convinzioni più particolari di chi soffre di disturbi ossessivi compulsivi è che basti una piccola quantità della sostanza contaminante (una goccia di sangue o di urina, un capello) per infettare aree molto vaste, come l’intera stanza o addirittura l’intero appartamento.

Le compulsioni sono le risposte abituali delle persone che soffrono di disturbi ossessivi compulsivi di fronte alla sostanza contaminante. Comprendono qualsiasi comportamento che si attua per proteggersi, evitare o rimuovere la contaminazione. Le compulsioni di questo tipo includono:

  • lavarsi le mani in maniera eccessiva, a volte ritualizzata
  • disinfettare e sterilizzare gli oggetti ritenuti contaminanti/contaminati
  • eliminare gli oggetti ritenuti contaminanti/contaminati
  • cambiarsi frequentemente i vestiti
  • creare delle aree igienizzate off-limits per gli altri
  • evitare certi luoghi

Nel tentativo di mantenere il loro personale standard di igiene e minimizzare le compulsioni, alcuni pazienti affetti da disturbi ossessivi compulsivi arrivano a creare due mondi differenti per se stessi: uno pulito e uno sporco. Quando sono contaminati, possono muoversi liberamente nel mondo sporco e toccare e fare qualsiasi cosa, visto che è tutto contaminato. Il mondo sporco di solito coincide con il mondo esterno, ma può includere parti della casa o del luogo di lavoro. Questi due mondi coesistono come universi paralleli destinati a non incontrarsi mai.

I WASHERS: MANIACI DELL’IGIENE

La categoria dei “Washers” è probabilmente quella più nota e facilmente riconoscibile tra quelle dei disturbi ossessivi compulsivi da contaminazione. Non è insolito per loro lavarsi le mani cinquanta volte al giorno, o persino duecento nei casi più estremi. La doccia dei washers può durare un’ora o più, fino a otto nei casi più gravi.

Naturalmente, i washers utilizzano grandi quantità di sapone e salviette di carta (preferite a quelle di stoffa perché monouso) e spesso anche disinfettanti a base di alcol. Ecco il motivo per cui le loro mani sono quasi sempre rosse, screpolate e sanguinanti. Ci sono persino casi in cui i pazienti si lavano con la candeggina pura, causandosi bruciature chimiche.

Purtroppo per i washers, lavarsi compulsivamente è del tutto inutile, dal momento che il sollievo dall’ansia dura solo il tempo in cui rimangono nella zona decontaminata. Spesso la doccia o il lavaggio delle mani sono ritualizzati: devono essere fatti seguendo regole precise, altrimenti non sono efficaci e bisogna ricominciare da capo. Per ridurre il contatto con le sostanze contaminanti e l’ammontare dei lavaggi, a volte i washers usano guanti monouso o sacchetti di plastica.

LA FAMIGLIA COME VITTIMA E COMPLICE

In alcuni casi, i membri delle famiglie dei washers sono diventati vittime delle loro compulsioni. Viene loro chiesto più volte di controllare che l’ambiente sia pulito o di usare solo oggetti già contaminati. Assecondare questo tipo di richieste naturalmente non è di alcun beneficio per chi è affetto da disturbi ossessivi compulsivi; al contrario, contribuisce a rinchiuderli sempre di più nella prigione della loro ossessione e ad aumentare la loro frustrazione. Spesso porta anche a risentimenti e litigi, perché i famigliari si sentono limitati nella loro vita quotidiana.

A complicare ulteriormente il quadro, c’è anche la variante dell’iper-responsabilità. Invece di aver paura di essere contaminato, la persona affetta da disturbi ossessivi compulsivi teme di contaminare gli altri e ha paura di dover vivere con il conseguente senso di colpa per averlo fatto.

LE TERAPIE

A questo punto, la domanda che sorge spontanea è: cosa possiamo fare per gestire i disturbi ossessivi compulsivi? La risposta è la terapia comportamentale, che può essere rinforzata da quella farmacologica. La terapia comportamentale consiste nell’Esposizione con Prevenzione della Risposta (E/RP). Questo tipo di psicoterapia incoraggia l’esposizione graduale dei pazienti alla sostanza contaminante in dosi sempre maggiori, escludendo il ricorso ai comportamenti ritualizzati. Costretti a fare i conti con la loro ansia, i pazienti riescono alla fine ad arrivare alla verità, ovvero che affrontare le loro paure è possibile perché nulla di ciò che si aspettano si verifica, e che i loro sforzi per prendere precauzioni sono in realtà inutili.

I pazienti affetti da disturbi ossessivi compulsivi imparano così a unire il mondo sporco e il mondo pulito, rinunciando a proteggersi. Imparano inoltre ad accettare che ci sarà sempre un certo grado di rischio nella loro vita che non potranno eliminare, ma che possono comunque viverla serenamente e liberamente. Se si elimina il rischio, si elimina anche la possibilità di agire. Alla Piana piace dire ai suoi pazienti che: “Se tutto è contaminato, nulla lo è.”

Gli incontri terapeutici sono come piccoli esperimenti per mettere alla prova le teorie dei pazienti riguardo i pericoli del loro particolare tipo di contaminazione. Ogni terapia deve essere costruita sui bisogni specifici del singolo e deve rispettare i suoi tempi. Agli amici e ai membri della famiglia viene chiesto di non partecipare ai loro rituali e di non assecondare le loro richieste. Servono buone dosi di costanza e impegno, ma attraverso un percorso continuativo settimanale, è possibile ridurre sostanzialmente i sintomi da disturbi ossessivi compulsivi.

CHIEDETE AIUTO ORA

Se soffrite di disturbi ossessivi compulsivi da contaminazione o di altro tipo, vi consigliamo di cercare l’aiuto di uno psicoterapeuta professionista appena possibile. Questi disturbi sono cronici e non c’è una cura definitiva, è vero. É però possibile vivere una vita produttiva e felice seguendo la giusta terapia. Noi di Cozily siamo pronti ad aiutarvi. 

 

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Gabriella Piana

Specializzata in psicoterapia sistemico-relazionale, si occupa di supporto psicologico e psicoterapia individuale, di coppia e familiare.

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